
alberto vanelli: quando il clic è una firma
08/09/2020 Off Di Eugenio LombardoNon so tecnicamente come si dice, retro riflesso forse? Ma mi piacerebbe guardare dentro al mirino, dalla parte opposta all’obbiettivo, la pupilla di Alberto Vanelli mentre scatta le sue immagini durante le partite di hockey dell’Amatori Wasken Lodi.
Per coglierne l’attimo saliente, la ludica soddisfazione dell’esperto, l’intuito di chi comprende, all’istante, di avere immortalato un secondo rapito, sottratto, scippato all’oblio.
Vanelli potrebbe scrivere un libro di aneddoti sui campioni dell’Amatori, ma le parole sarebbero aggiunte superflue a quelle immagini di per sé già così descrittive.
Gli chiedo: in te nasce prima il tifoso o il fotografo? Vanelli è della schiera dei timidi, ma intuisce che può fidarsi, e racconta: “La passione per la squadra e quella per la fotografia sportiva sono quasi andate di pari passo, ma seguo questa realtà sin da quando ero ragazzino: il tifo ha agevolato lo scatto, diciamo così.“
Sei diventato il fotografo ufficiale della società…
“Mio padre Pino lavorava alla tipografia Biancardi, dove si stampavano il Nuovo Broletto ed Il Cittadino, così le mie foto arrivarono lì. E’ un’epoca lontana. Da quel tempo non ho mai smesso, salvo una pausa quando avevo le figlie piccole.”
Chi erano i protagonisti di quella squadra?
“Il presidente era Gianni Carminati, e il ds Angelo Brasca: quest’ultimo era davvero in gamba, aveva progetti e capacità innovative. Però ai loro tempi si giocava ancora per passione, anche se verso la fine della loro gestione cominciarono ad arrivare acquisti di peso.”
Quando l’Amatori diventa…l’Amatori?
“Daterei gli anni della svolta tra il 1976 ed il 1978. Alla fine di quel triennio arrivò la prima Coppa Italia, poi si partecipò alle Coppe delle Coppe. Nel 1981 il trionfo del primo scudetto, e l’anno successivo la finale persa contro il Barcellona, squadra di un altro pianeta, in Coppa dei Campioni. Quella stagione la seguii tutta, fatta eccezione per la trasferta in Inghilterra: andai in Olanda, e due volte in Spagna, che ricordi! ”
Chi è stato il giocatore più forte in assoluto?
“Penso il povero Antonio Livramento, portoghese: che campione!”
Un altro nome illustre del passato?
“Aldo Belli: ha vinto tutto quello che poteva vincere. Cominciando da ragazzino e arrivando in Nazionale.”
E un campione di oggi?
“Domenico Illuzzi, che da 9 anni indossa questa maglia; lui dirige il gioco e segna. Ma è un ragazzo molto riservato, non si dà arie, lo considero un uomo di valore, vero, perbene.”
Oggi girano molti soldi anche nell’hockey, i giocatori ne risentono sul piano delle relazioni?
”Prima c’era un rapporto più famigliare; ma oggi io mi limito a frequentare l’ambiente solo per le partite, obiettivamente ho meno contatti. Forse qualche atteggiamento snobistico nei giocatori c’è, ma è anche vero che sono così tutti i giovani, non sempre facili da trattare: se girano i soldi poi è anche più difficile.”
Ma secondo te i lodigiani tifano più per il Fanfulla o per l’Amatori Wasken Lodi?
“Alle partite di hockey di cartello vi sono 1700 spettatori.”
A cosa si deve un legame così intenso secondo te?
“Credo sia…ancestrale! Dai tempi in cui si giocava al palazzetto, al Revellino, e i tifosi stavano proprio stipati a ridosso del campo: una simbiosi così forte da radicare questa passione nei lodigiani.”
Ricordi qualche sfida in particolare?
“Quelle con il Vercelli ed il Novara, a metà anni Ottanta: partite cruciali, vissute come derby.”
C’è un giocatore verso cui hai provato vero affetto?
“Sì, umanamente ho voluto molto bene a Giancarlo Fantozzi, che ora cura la pagina di Maremma Hockey. Ricordo che scattai le foto del suo matrimonio. Giancarlo è sempre stato un ragazzo semplicissimo e simpatico. Come divertentissimi erano Alessandro Barsi e Fabio Rizzitelli. Un trio che metteva buon umore.”
E’ difficile fare il fotografo sportivo?
“Per le partite di hochey direi di si, per via della luce nei palazzetti: i tempi rapidi di scatto sono molto limitati. Però sapere cogliere l’attimo è impagabile.”
Tu sei della vecchia guardia, come lo era Gigi Vistarini…
“Ma sono bravi anche Robi Carelli, Paolo Ribolini, Federico Gaudenzi, le esigenze di cronaca costringono a correre, ma dietro la macchina fotografica, credimi, è gente che sa il fatto proprio.”
Eugenio Lombardo