Andrea Paglia
25/02/2024 Off Di Eugenio LombardoNon è vero che l’erba del vicino è sempre più verde della nostra.
Ma è indiscutibilmente vero che ad un appezzamento vicino si deve guardare perché si può sempre imparare qualcosa di nuovo. E se da una decina di giorni che guardiamo all’Emilia tre persone su tre ci parlano bene del direttore sportivo Andrea Paglia, allora, non una, ma appunto tre ragioni per sentirlo ci saranno pure.
Andrea Paglia è il direttore sportivo del Brescello Piccardo, squadra che milita nel girone A dell’Eccellenza emiliana. Ha 31 anni, e ricopre quel ruolo già da dieci anni.
Praticamente sin da giovanissimo Andrea.
“Sono andato controcorrente rispetto alla presunzione di quando si è giovani: ho compreso che il calcio non è che fosse proprio il mio, e invece di passare alla prima squadra della Campaginese, dovrei avrei fatto solo numero, ho chiesto di mantenere un ruolo nella Juniores provinciale, dove mi è stato appunto dato il compito di fare direttore sportivo”.
Strano che non hai scelto di fare l’allenatore.
“Neanche quello sarebbe stato il mio”.
E allora visto che invece li scegli, quali caratteristiche ha il tuo allenatore ideale?
“Dire un buon bagaglio di competenze e conoscenze tecniche è scontato. E’ altrettanto importante che abbia delle caratteristiche umane fondamentali, perché poi deve lavorare con me a 360 gradi, quindi è fondamentale che la nostra relazioni sportiva poggi su valori importanti, solidi”.
Sinora qual è stato l’allenatore con cui hai costruito il legame più profondo?
“Ne ho avuti pochi, e con tutti ho avuto buoni rapporti. Però ti dico quello che ho attualmente, mister Andrea Fontana: l’ho fatto salire in Prima squadra dalla Juniores Under 19 che aveva portato sino alle semifinali nazionali, uscendo poi sconfitto ai calci di rigore”.
Il calcio dilettante è una vetrina importante o va vissuto solo come uno sport agonistico fine a se stesso?
“Può anche essere una vetrina importante, la storia di Gatti, che oggi gioca nella Juventus dove è arrivato attraversando tutte le categorie, lo dimostra. Ci sono ragazzi che maturano dopo, che hanno bisogno di maggiore tempo: il calcio non è mai una scienza esatta. Arrivare non deve essere però un assillo, altrimenti si scimmiottano i professionisti, e già di denaro pure in Eccellenza e in generale nei dilettanti ne circola sin troppo”.
Ti scandalizza?
“No, non sono impreparato questo. Mi dispiace però che relazioni tra le società ed i dirigenti, piuttosto che con i giocatori e gli altri addetti, si interrompano per il vil denaro. So che una volta era diverso”.
In Emilia la Federazione vi segue?
“Tantissimo. Io stesso ho fatto il corso di direttore sportivo e sono abilitato sino alla serie D. Ma anche i tecnici svolgono molti approfondimenti: di recente sono stati fatti alcuni corsi anche per i preparatori dei portieri”.
Com’è il livello della vostra Eccellenza?
“Si è alzato molto negli ultimi tempi, è più vicino alla serie D; è anche equilibrato, le squadre sono di buon livello”.
Io credo che il calcio locale dovrebbe radicarsi maggiormente nelle proprie realtà urbane. Lì com’è?
“Ti dico subito che voi in Lombardia siete abituati bene: la gente viene a seguire le squadre. Da noi si fa più fatica: quando c’è un big match arriviamo a 180 spettatori. Però oggi ci sono tantissime attività alternative, non è che si ha solo il campo di calcio dove andare”.
In questi 10 anni di cosa vai più fiero?
“Nel calcio, un giorno vinci ed un giorno perdi. Io ho cercato di mantenere un equilibrio nei comportamenti e nelle relazioni con gli avversari. E questo mi viene riconosciuto”.
Si chiama sportività.
“Sì, si chiama così: sportività”.
E c’è mai stato un calciatore che ti ha particolarmente sorpreso?
“Ce ne è stato uno in particolare, che sono stato molto orgoglioso di avere: Omar Laribi. Ha lasciato la serie D e una storia importante con il Fanfulla per venire da noi: ogni giorno prendeva il treno, scendi e sali, tra milanese e parmense, e l’ha fatto sempre con un’abnegazione straordinaria, dando tutto. Oggi posso dire: sono stato il direttore sportivo di uno come Omar Laribi. E lo dico con grande fierezza”.
Come costruisci una squadra: meglio una difesa solida o un attacco che segni a valanga?
“Oggi nel calcio conta molto la fisicità, essere proprio atletici. Correre è un aspetto fondamentale. Guardo soprattutto a questo, a realizzare una squadra fisica e dinamica”.
Allora, forza Brescello Piccardo!
“Grazie per la chiamata, vedrai che ci risentiremo presto!”
Eugenio Lombardo