Danilo Pagani

Danilo Pagani

25/02/2024 Off Di Eugenio Lombardo

Una storia molta bella quella di mister Danilo Pagani, portiere, preparatore degli estremi difensori, professionista che antepone al rigoroso lavoro il sentimento della passione, e che di un’opportunità, arrivata quasi per caso, ha fatto una scelta radicale se non di vita, di vera, sincera appartenenza.

Danilo, andiamo con ordine: ma cosa c’entri tu con la squadra giovanile del Malvon FC, città di Lagos, in Nigeria, che agli occhi di anti osservatori sta spopolando in questi giorni al Torneo di Viareggio?

“Ero il preparatore dei portieri al Fanfulla, ai tempi di mister Bonazzoli e del direttore sportivo Rino D’Agnelli; fu quest’ultimo a dirmi: c’è una squadra nigeriana che avrebbe bisogno di un preparatore dei portieri, vuoi andare a dare una mano? Anche in quell’occasione stava disputando il torneo di Viareggio. Sono andato ed in una decina di giorni di allenamenti la vita dei due portieri affidatimi è cambiata”.

In che senso?

“Uno è andato a disputare i mondiali Under 20 con la Nazionale del suo paese, e oggi gioca in Spagna. L’altro ha fatto il pre contratto con il Charlton, in Inghilterra. Merito loro ovviamente, perché hanno delle potenzialità enormi, fisiche ed atletiche, io gliele ho solo tirate fuori. In dieci giorni d’allenamento”.

Come?

“Parlo molto con i ragazzi. Hanno bisogno di sicurezze. Covid e lockdown hanno lasciato molto spaesati, soprattutto i giovani sportivi, che per un paio d’anni sono rimasti senza possibilità di praticare sport. A me piace allenare anche soltanto con le parole. Ma certo la parte fisica è fondamentale”.

Come sono i tuoi allenamenti? Mi pare di ricordarli energici…

“Intensi. Un portiere deve volare, tuffarsi, fare balzi, capire come uscire e come posizionare le mani. Un portiere deve avere memoria. Ricordare un errore per non ripeterlo. Per questo si allena anche la mente, la capacità di recepire ed assimilare”.

Ho saputo che usi tanto la tecnologia.

“Quando sono andato in Nigeria, chiamato dai dirigenti del Malvon FC,  filmavo tutto e venivo filmato. Poi guardavamo in tempo reale le riprese: qui si sbaglia, qui no. I ragazzi memorizzavano e non ripetevano mai lo stesso errore. Li ho abituati a far sì che comprendessero che la conseguenza di un errore non è la punizione, ma il miglioramento delle proprie imperfezioni”.

Come ti sei trovato in Nigeria?

“Vi ho trascorso una quarantina di giorni: campo – albergo – campo. Non posso giudicare, ma so che è una realtà difficile, lo capisco anche da ciò che mi raccontano i ragazzi. Ho con loro un grandissimo rapporto, basato sulle emozioni, su cose che sono soltanto nostre, loro e mie. Ho 62 anni, ma ci sono cose che non smettono mai di emozionare”.

Com’è questo Malvon?

“E’ la cantera della Nigeria: questa società  seleziona i migliori giovani, fa esclusivamente attività di scouting,  non partecipa ad un campionato, m svolge amichevoli con le squadre di serie A del paese. E’ un gruppo di giovanissimi, alcuni addirittura del 2008. Di questo gruppo, in tre andranno adesso ai mondiali Under 20”.

Tu sei il preparatore dei portieri del Sangiuliano City adesso.

“Sì, lavoro con mister Andrea Ciceri, che l’altro giorno è venuto a vedere questi ragazzi. Prima giocavo come portiere nel Rogoredo in Seconda categoria: penso fossi il portiere più anziano. Ma mister Ciceri mi ha chiesto di dedicarmi anima e corpo al Sangiuliano ed io ho capito che era giusto così. Al tempo stesso io mi sento parte anche del Malvon”.

Oggi avete vinto contro un’avversaria anch’essa nigeriana!

“Loro avevano tutti ragazzi più grandi d’età, ma noi ci siamo dimostrati più forti. Vediamo dove possiamo arrivare. Domenica però sono a Riozzo: il Sangiuliano, come saprai, ha una partita importantissima da affrontare. Spero il giorno dopo di tornare a Viareggio: significherebbe qualcosa”.

Grazie Danilo per avere condiviso con Gazzetta Lodigiana queste tue soddisfazioni.

“Mi chiamano in tanti in questi giorni. Ma noi due, ne sono sicuro, ci sentiremo anche dopo questo periodo. Memorizzo il tuo numero”.

Eugenio Lombardo