i languori sul campo

i languori sul campo

13/11/2020 Off Di Gabriele Beccaria

Mentre le lancette dell’orologio sul muro della cucina non segnano nemmeno mezzogiorno, la mano già trema nello spolverare il grana grattugiato sui fusilli. Solo due cucchiaini questa volta, una prestazione come quella di domenica scorsa nei contrasti sulle palle alte non merita una terza cucchiaiata. Una penitenza che si aggiunge a quella della settimana prima, dove i fusilli erano diventati integrali. La causa? Una palla persa, scottante, nei minuti finali della partita di due settimane fa. “Non si sa mai” penso tra me e me, sconsolato più dal rimorso che dalla pietanza.

I primi languori allo stomaco iniziano a nemmeno tre ore dal fischio d’inizio. Indotti non dalla fame-il pranzo si è appena concluso con acqua naturale ed una mela-, ma dall’agitazione intrinseca che può assomigliare a quando si deve uscire sul palcoscenico. Mi distraggo preparando la borsa, uscendo e incamminandomi verso il campo: si gioca in casa. Come ogni domenica che si rispetti il clima non è brutto, ma nemmeno sorride. Davanti agli spogliatoi c’è già il mister che guarda nervosamente la distinta. Mi tranquillizzo solo quando mi ritrovo con i compagni che amalgamano la loro ansia con la mia, affievolendola. Ecco poi la mia parte preferita della giornata. Li abbandono per pochi minuti, quelli che bastano per andare a fare due chiacchiere con il campo, mentre loro continuano a parlare delle ragazzate fatte la sera prima.

Mi concedo qualche minuto di intimità con il prato che tra poco si vedrà infilzato da 242 tacchetti. “Vorrei avere la tua stessa resistenza” gli confido. Il tempo è stato clemente nell’ultima settimana e, dopo gli acquazzoni di inizio mese con lo strano sole che ha accompagnato le piogge, l’erba è di un verde corrusco. O, almeno, lo è fino a dove incontra il beige sporco delle due aree e del centrocampo. Resiste invece visibilmente lungo le fasce e nelle due mediane. Forse è per questo che il mister ha provato il 4-3-3 negli ultimi allenamenti. Ecco spiegate le estenuanti cavalcate sulla fascia e la fissa presenza in mediana; vuole colorare di marrone anche quelle zone magari, usandoci come pastelli? La panchina che ho abbandonato ormai qualche partita fa in realtà un po’ mi manca: sparlare degli avversari, commentare con presunzione qualche nostra pecca, concordare bugiardamente su quanto sia ingiusto il risultato, ingelosirsi di chi ancora non avevo superato nelle gerarchie.

Vado verso il centrocampo perché da lì si ha una bella panoramica del campo, ma non neanche il tempo di arrivarvi che il mister mi convocata per la chiamata del direttore di gara. E qua sì che ritornano i languori.

Gabriele Beccaria