
I VINCENTI / 2
16/03/2025 Off Di Eugenio LombardoMister Walter Figuccio del Salemi, Prima Categoria Girone A della Sicilia
di Eugenio Lombardo
Vincere il campionato di Prima categoria, in Sicilia, con 5 giornate di anticipo e con un lotto considerevole di punti dalla seconda piazzata, è impresa da incorniciare. Ma il quarantaseienne mister Walter Figuccio non è persona che si lasci prendere da vanesi capogiri, anzi è un uomo molto concreto: “Il nostro cammino, in parte, ha sorpreso anche me.”
Non puntavate a vincere sin dall’inizio?
“La società ci aveva chiesto solo di ben figurare; abbiamo costruito uno staff solido e, con i ragazzi, ci siamo resi conto che stavamo bene insieme e che potevamo fare qualcosa di veramente carino; probabilmente abbiamo anche azzeccato le scelte giuste nell’allestire la nostra rosa; poi sono arrivare le prime vittorie, e con queste l’ambizione di ripeterle.”
Cosa intendi dire per scelte giuste, mister Figuccio?
“Abbiamo puntato su giocatori che venivano da stagioni particolari, non propriamente positive ma di cui conoscevamo, a prescindere, il valore: ho puntato sul loro senso di rivalsa, sull’orgoglio, e anche sugli stimoli che può dare divertirsi col pallone.”
Un ragazzo speciale ai tuoi occhi c’è?
“Non sono tipo da fare preferenze. Però Nino Amato, classe 2007, mi ha colpito. Ho detto colpito, non sorpreso: l’avevo visto giocare a calcetto e avevo compreso le sue qualità. Ho insistito perché venisse da noi: è un terzino sinistro veramente forte.”
Ma c’è un leader in questa squadra?
“Lo sono un po’ tutti, e tutti con caratteristiche diverse: c’è quello silenzioso, e quello che dà la scossa.”
Potete darvi ai bagordi, con largo anticipo.
“Non lo faremo. Adesso dobbiamo affrontare il Camporeale di mister Vito Alesi, tecnico che apprezzo tantissimo e so che ci renderà la vita durissima: ma noi veniamo da 20 risultati utili, le ultime partite sono state 8 vittorie consecutive. Il rischio della pancia piena c’è, ma ai ragazzi ho detto: dobbiamo finire imbattuti.”
Salemi che tipo di piazza è?
“Negli anni 2000 faceva stabilmente l’Eccellenza. Poi il paese, che è in provincia di Trapani, ha avuto un periodo di flessione, tanta gente è stata costretta ad emigrare in cerca di lavoro, ne ha risentito anche il calcio. La squadra è dovuta addirittura ripartire dalla Terza categoria. Oggi una delle mie soddisfazioni maggiori è che la gente ci segue, anche in trasferta.”
Il tuo curriculum dice che a Salemi c’eri già stato.
“Ci ho anche giocato. Da tecnico ero stato qui due stagioni fa: e avevamo raggiunto la salvezza con i play out. Anche la scorsa stagione ero stato richiamato a salvare la squadra: missione compiuta anche in quell’occasione e senza play out ma direttamente.”
Ora la categoria della Promozione. Resti al Salemi, suppongo.
“Ho un legame speciale col presidente Calogero Ardagna, ma siamo rimasti di parlarne il giorno dopo la fine del campionato.”
Quanto prende il calcio della tua vita?
“Vuoi che te lo faccia spiegare da mia moglie? Sono nel calcio sin da quando ero bambino, ho giocato sino a 40 anni, hp fatto la serie C con il Trapani, e ho giocato pure in Toscana inseguendo il mio sogno.”
Che modulo preferisci?
“Non parto da una convinzione tattica assoluta. Preferisco adattarmi ai giocatori che ho. In queste categorie non puoi chiedere al presidente di comprare questo e quello, funzionali al tuo schieramento ideale. In questa stagione ho giocato con 4 attaccanti, perché sono uno più forte dell’altro, e tenerne fuori qualcuno mi veniva male, non sarebbe stato neppure rispettoso verso le loro qualità.”
Se ne vedono allora giocatori forti da quelle parti?
“Altro che! Anche come avversari intendo. Ma vai a capire cosa c’è nella testa di un ragazzo. A volte sanno che magari potrebbero stare un paio di categorie più su, ma andando via, e invece giustamente privilegiano il lavoro sicuro, che dà solidità non solo immediata ma per il futuro. Altre forte sono stati frenati da un infortunio, o le cose non sono girate loro per il verso che avrebbero potuto meritare. Oppure si accontentano. Ogni testa è un mondo. E, dopo tutto, il calcio è bello anche per questo, perché ti fa vivere il sogno che ti è dato al momento.”