
il Togo nel cuore
31/07/2022Ragazzo di poche parole, con il sorriso sulle labbra e il Togo nel cuore.
Cyris Senayah ha 21 anni e da quando è in Italia ha iniziato una nuova vita fatta di studio e di campi di calcio. Dopo diverse esperienze nelle categorie inferiori, quest’anno militerà in seconda nella Vidardese.
Lo incontro mentre il sole d’estate abbraccia il fiume Adda a pochi metri da noi.
Cyris cosa ti porta alla Vidardese?
La voglia d’imparare. Sono arrivato in Italia nel 2013 e ho iniziato a giocare nell’Ossago lodigiano come punta e fascia. Successivamente mi sono spostato al Cavenago.
Poi, per via di un disturbo della crescita al ginocchio, ho dovuto rallentare questo mio processo di conoscenza calcistica, ma non mi sono di certo fermato, infatti ho proseguito negli allievi del Fanfulla.
Ancora, le stagioni dopo le ho passate al Cavenago Fanfulla e alla Juniores dell’Oriese.
Vivo a Brembio e per ragioni di comodità nello spostarmi sono approdato al Livraga in terza categoria e ora, come ben sai, sto per iniziare il campionato con la maglia verde della Vidardese.
Come vivi il passaggio da terza a seconda categoria? Credi che dovrai affrontare l’ambiente con maggior responsabilità?
Sinceramente non sono molto preoccupato. Non penso di essere un giocatore che si fermerà alla seconda categoria.
Inoltre non credo sarà molto differente rispetto al tempo passato al Livraga.
Forse, si respirerà solo un po’ più di competizione.
Non nego comunque il fatto di essere emozionato all’idea di incominciare questa nuova avventura. Ringrazio il direttore Paolo Marchesi che per primo ha creduto in me.
Il calcio ha favorito il tuo percorso d’integrazione?
Sì, ho sempre trovato tanti amici in tutte le squadre in cui sono andato a giocare.
Mi hanno aiutato a superare gli ostacoli, a fare delle difficoltà un punto di svolta e di cambiamento radicale.
Quali sono le tue miglior qualità sul campo?
Posso dirtelo con certezza: il fisico.
Non ho ancora trovato nessuno che ne abbia uno migliore del mio. Ho sempre giocato in attacco e questa qualità ha favorito più volte il goal.
Ora sono una mezz’ala ma cerco di sfruttarla lo stesso.
Cosa pensi dovresti migliorare invece?
Il modo che ho di ragionare.
Sono bravo a difendere, a recuperare la palla, però non riesco tanto a utilizzare la mente per mettere in circolo nuove occasioni favorevoli.
Ci sono giocatori che ammiri per le loro qualità?
Sì, per primo un mio grande amico: Eltsine Kalepe.
Ma dai… Eltsine è anche un mio amico!
Meraviglioso! ..sai abbiamo giocato insieme al Livraga, di lui ammiro molto la corsa, il coraggio e la grinta.
Ma non posso dimenticare Paolo Ferrari, ci allenavamo insieme da ragazzi.
Cosa ti piace del calcio?
Molte cose.
Entrare in campo ti dona un’adrenalina incredibile, puoi dimenticarti tutti i problemi della vita quotidiana e sfogare la tua rabbia.
Poi ovviamente adoro vincere, ma… a chi piace perdere?
In effetti…
Il mio mito è Cristiano Ronaldo, fin da quando ero bambino, proprio per la sua voglia di trionfare.
Mi dà la forza di migliorare sempre di più.
Hai altre passioni oltre al calcio?
No. Non ho ancora scoperto interessi più grandi.
Anche se desidererei cimentarmi nelle arti marziali un giorno, chissà…
Giocavi a calcio in Togo?
Si, anche se la passione che ho ora non era così forte in Togo.
Giocavo semplicemente per passare il tempo con gli amici; il mio ruolo era il portiere.
A Lomé, dove sono nato, il calcio si pratica d’appertutto: per le strade, sulla sabbia, sui campi d’erba…
Ho letto di quello che accadde nel 2010 durante la coppa d’Africa: l’attentato ai giocatori togolesi sui pullman. Tu che eri un calciatore in erba e iniziavi già a coltivare il sogno dell’Italia e del pallone come reagisti alla notizia?
Malissimo.
Avevo dieci anni e ricordo i miei occhi pieni di disperazione.
Un giornalista morto e tanti feriti gravi, fu una tragedia vera e propria.
La squadra si ritirò dalla competizione.
Ancora oggi il motivo dell’accaduto, purtroppo, è nascosto.
L’ultima Coppa d’Africa che ho visto in Togo è stata quella del 2013. La gente correva nelle strade con le bandiere e le magliette gialle. Questo per farti capire come il calcio sia radicato nella nostra cultura e come certi eventi segnino gli individui nel profondo.
Come mai sei venuto in Italia?
Per studiare. Sono arrivato con mio fratello.
Cosa ti piace del Togo?
Il cibo, il mare, le montagne.
Per me il Togo è tutto.
Ma preferivi vivere là o qui?
A questa domanda non riesco a risponderti in modo preciso.
In Italia ci sono possibilità differenti da quelle che avrei potuto sfruttare nel mio paese.
Adesso come adesso potrei dirti: preferisco vivere qui. Ma non voglio essere cosi diretto e pronunciare frasi di cui potrei pentirmi.
Sono contento di poter tornare in Africa, qualche volta, a trascorrere le vacanze e per ora mi basta.
Sento spesso dire che capita ci siano rivalità tra alcuni paesi dell’Africa, è vero? Come mai?
È vero quello che dici. È come con gli Italiani e i Francesi, per esempio.
Può darsi ci siano dietro motivazioni economiche e politiche.
Ma non voglio pensarci, sono concentrato su me stesso.
Come ti vedi nel futuro?
Lo sa solo Dio.
Spero di avere un bel lavoro, una famiglia e di poter giocare a calcio, anche se ormai si è sgretolato il sogno della Serie A.
Sono convinto di poter salire ancora di categoria, però ho troppi anni sulle spalle per diventare un professionista.
Sincero e profondamente vivo Cyris. Sicuro di sé, in grado di trovare sinfonie di passaggio lontane, di farsi strada tra gli angoli dei ricordi senza bisogno di parole inutili.
Un giocatore il cui nome, presto, sarà sulla bocca di tutti, anche se come dice lui non riuscirò a diventare un calciatore professionista.
Ma, chissà, in fondo, ogni cosa ha il suo tempo sotto il cielo e ogni vita il suo senso di essere, sempre.
31/07/2022
Ermanno Merlo