… il viaggio continua

… il viaggio continua

22/05/2022 Off Di ermanno merlo

Non voglio scrivere l’ultima pagina di questo diario di viaggio.

Siamo arrivati alla fine e tutto quello che è stato condiviso ora sfuma con il vento primaverile.

Non voglio, ma così come ho dato inizio a questa avventura credo sia mio dovere concluderla.

La Chignolese batte il Valera Fratta e il Lodivecchio scivola in seconda categoria per un triste calcolo matematico.

Ma cos’è la matematica? Avrebbe detto Kant, una semplice scienza che si basa su concetti dati come veri, non su dimostrazioni.

Mentre la filosofia opera <<analiticamente.>>.

Cosa sono i punti rispetto alla letteratura? Alla poesia che s’insinua negli anfratti più soffusi di mistero del nostro cuore?

Kant aveva ragione, purtroppo però, in certe situazioni i punteggi servono e possono determinare orizzonti.

Mi ritrovo al campo della Chignolese, insieme a Giulia Riccardi, ormai compagna giornalista, a suo fratello Marco e ad alcuni ragazzi del Lodivecchio, arrivati dopo gli allenamenti insieme ai mister e ai dirigenti.

Samba, Nicholas, Ibou, Seminario, Bussi, Ramella.

In rappresentanza di qualche altro compagno che non è potuto essere presente.

Il sole tramonta e la notte si colora del rosso dei fumogeni e dei rumori assordanti di qualche petardo gettato dalle tribune.

I tifosi esultano di gioia, sventolando all’impazzata le bandiere vestite dei colori delle loro squadre.

Non mancano gli scontri, le battute, le risse.

Ma al mio cuore, tutto è avvolto da un alone di mistero e di malinconia.

Forse presagio funesto o speranza

Secondo tempo.

L’arbitro fischia sul pareggio cinque minuti di recupero.

Tutti si stringono in un abbraccio di attesa.

La palla finisce tra i piedi di Morraschini Elia che senza esitare l’accompagna nella rete.

Il tempo è fuggito.

I tre fatidici suoni arrivano perentori a raccontare la fine.

Guardo allontanarsi uno dopo l’altro gli atleti che hanno condiviso con me un tratto di cammino.

Non ho parole di conforto, segnali d’incontro importanti.

Di fronte a certe situazioni l’uomo rimane impotente e la fragilità si fa padrona dell’anima.

Sono stanco.

Stanco di perdere e di vedere chi è solo, in bilico sul filo della vita, scivolare.

Sono stanco di sete e di sogni che non trovano mai il loro posto.

Annoiato dal tempo e dal giorno che non tramonta.

Sono stanco di persone incontrate e adesso perdute nel vortice del ricordo.

Ma questa è la vita e seppur dolorosa è in grado di regalare emozioni.

Anche se fragile intrisa di forza e di ruggiti.

Questo piccolo testamento poetico diventa oggi stimolo di volontà.

Attraversa i frammenti di un gioco come il calcio che continua a insegnarmi tanto.

Le stelle occupano il cielo e lo stadio si è svuotato.

A terra rimangono i resti che testimoniano il passaggio degli ultras.

Mentre sono in campo scambio qualche parola dalla rete con Marco Riccardi, sempre presente.

Lo guardo allontanarsi sulla strada. Invidio il suo stare davanti alla vita con cosi tanto coraggio e determinazione.

Davanti alla mente vedo scorrere i volti di tutti coloro che ho conosciuto in questi mesi di cronaca sportiva.

Che hanno lasciato un segno indelebile.

Questa è l’importanza del pallone: favorisce l’incontro, l’amicizia, permette la condivisione.

Perché siamo uomini e non possiamo non stringere mani, non navigare sulla stessa barca.

Anche se qualche volta il mare è in tempesta, anche se può sembrare di essere soli.

Ci saranno per sempre compagni di viaggio e timonieri senza paura.

Ci sarà la pace oltre il ponte del peccato, al di là della nebbia dei soli.

Ci saranno distese di alberi in festa, colline di luce sincera.

Abbracci infiniti.