matteo lucera

matteo lucera

19/05/2020 Off Di Eugenio Lombardo

squadra M04

Il ventiduenne Matteo Lucera è nella vita proprio così come lo si vede a guardia dei pali della propria porta: attento, concentrato, determinato.

Laureato in Tecniche di radiologia medica, lavora in un importante struttura sanitaria del territorio, e vive il calcio con passione e senso di responsabilità.

E’ stato indicato, fra gli effetti dell’M04, quale possibile punto fermo della prossima stagione. Matteo se ne sorprende e, con classe, sgattaiola dal discorso: “Ovvio che mi fa piacere, ma per adesso pensiamo ad uscire da questo incubo del Coronavirus, poi vedremo cosa accadrà per la prossima stagione.”

Pesa il fatto che sei stato allenato, quale preparatore dei portieri, da tuo padre Antonio e che lui andrà alla Fulgor?

“Assolutamente no; il cammino di mio padre è sempre stato diverso dal mio. Solo in questa stagione abbiamo condiviso il percorso.”

E com’è stato il rapporto?

“Per me sul campo lui era un coach, nei quadri tecnici della società, e a casa era invece il mio papà. Credo che ci siamo relazionati con intelligenza, e con il giusto distacco.”

Il tuo alter ego fra i pali è stato Sandro Poggi.

“Grande portiere. Mi ha trasmesso tranquillità e mi ha dato ottimi consigli.”

Ma questi consigli, solitamente, quando si trasmettono?

“Al martedì, quando parliamo della domenica precedente ed analizziamo le cose buone e quelle meno positive: allora i suggerimenti di un estremo difensore esperto come Sandro diventano preziosissimi.”

Hai ventidue anni e sembra che giochi da una vita intera…

“Forse perchè ho già cambiato molte squadre. Ho cominciato con l’Edelweiss da bambino, avrò avuto quattro anni, forse cinque. Poi sono andato per due anni al Fissiraga. Quindi al Sancolombano per un altro biennio. Poi all’Albacrema. Quindi nuovamente Sancolombano. Poi un anno al Codogno dove ho esordito anche in Promozione; successivamente sono passato al Montanaso. Quindi ho giocato nella I squadra del Graffignana. Passaggio successivo al Borghetto in Seconda categoria, e da quest’anno ero all’M04.”

Con quale mister hai maggiormente legato?

“Ne ho avuti tanti, ma fra tutti direi Redegalli. Sentivo la sua fiducia a pelle. Anche con mister Cremonesi, quando ero al Codogno, ho avuto un bel rapporto: ha avuto coraggio nel farmi esordire.”

Ed invece il compagno più forte avuto?

“Non ho dubbi: Tolomeo. Ho giocato con lui, sia a Codogno che per un breve periodo a Montanaso. Oltre ad essere fortissimo, di un altro pianeta, è una persona di profondissima semplicità: uno che si interessa sempre di come stanno i compagni, dal più importante a quello magari meno dotato.”

Oggi per te cos’è il calcio?

“Divertimento allo stato puro. Per questo per me è importante giocare in un gruppo sano, dove si stia bene. Come è stato all’M04. Lo sport è anche la dimensione dello spogliatoio, non solo un gioco. Diciamo pure, un sistema di relazioni”

L’M04 era partito in sordina

“Ma stavamo decollando: c’era un’intesa sul campo e anche una positiva armonia tra tutti noi.”

Hai voglia di ricominciare a giocare?

“E chi non ce l’ha? Al tempo giusto è stato giusto non proseguire. Adesso è importante che il Comitato decida in tutta serenità le tappe futuro, avendo come prima priorità la tutela della salute, tutto il resto viene dopo.”