Mattia Cremonesi
01/01/2023Mattia Cremonesi, lo spogliatoio luogo di vita e di rinascita.
di Ermanno Merlo
È una mattina d’inverno, che sembra normale, ma colma di cose di cui abbiamo bisogno, magari senza accorgercene, come quando la nebbia accarezza le ultime foglie secche del recente autunno.
Oggi incontro Mattia Cremonesi, calciatore del Turano, ragazzo con il sorriso stampato sul volto e l’emozione di chi gioca a calcio ogni volta come se fosse la prima, con il cuore che vibra di gioia.
Mattia, come sta andando questa stagione al Turano?
“Diciamo con alti e bassi. All’inizio siamo partiti con buoni propositi, ma abbiamo avuto alcune difficoltà. Nel mese di novembre, ad esempio, non abbiamo vinto neppure una partita. Poi, però, abbiamo concluso questo girone d’andata con due vittorie. C’è tanto da lavorare, ma proseguiamo dritti verso il nostro obiettivo. Ovvero, vincere il campionato.”
Cosa significa giocare in questa società?
“Sono arrivato nel 2017, quindi ormai mi considero uno dei più “vecchi” del Turano. Mi sono trovato bene fin da subito, ho scoperto una famiglia, un posto dove stare insieme a tanti amici. Questo per me è fondamentale, al di là di ogni risultato.”
È scontato quindi chiederti se sei legato alla maglia?
Sì, è scontato. Io provo a metterci sempre il 100%, a fare goal per aiutare la squadra a raggiungere i suoi obiettivi e a migliorarsi.
Ci sono dei giocatori con cui hai legato di più?
Il mio capitano, Massimo Borsotti, ma anche Francesco Uggeri.
Però, potrei dirti con tutti, veramente. Sono contento ogni anno di poter fare nuovi incontri e proseguire, invece, con chi rimane.”
E Kalepe? So che giocate insieme, è un caro amico…
“È il numero uno. Avevo già giocato con lui a Somaglia nella Juniores. Ricordo che era praticamente appena arrivato in Italia. Mi sento quindi, inevitabilmente, il primo ad averlo accolto come compagno. Sono contento del suo percorso sportivo e umano. Kalepe è un bravo ragazzo e un ottimo giocatore. È umile, ascolta, s’impegna e si è inserito anche bene nel gruppo.”
Invece, qual è stato il tuo percorso sportivo?
“Ho iniziato a giocare a Senna Lodigiana, nel mio paese, da piccolino fino agli Allievi. Poi sono andato al Casale, dove ho fatto sia gli Allievi che la Juniores regionale e anche un anno di Prima squadra. Ho avuto, in seguito, due infortuni al ginocchio e ho ripreso al Casoni Borghetto e, infine, al Turano.”
Com’è stata la ripresa dopo l’infortunio?
“La voglia di tornare a prendere a calci un pallone era più forte della paura di rifarmi male. Poi, anche quest’estate ho fatto un altro intervento, quindi ormai sono abituato…”
Dove nasce la passione per il calcio?
“In famiglia. Sia mio nonno che mio papà sono sempre stati appassionati di sport, ma soprattutto di calcio. Così ho iniziato a guardare le partite fin da piccolino, insieme al papà. È stato lui che mi ha portato a giocare a Senna Lodigiana.”
Quali valori credi che debba veicolare il calcio?
“Per un bambino di cinque anni è sicuramente importante stare in uno spogliatoio con altri fanciulli. Relazionarsi, conoscersi. Inoltre capita di entrare a contatto con altre culture. Così com’è successo a me.
I valori che dovrebbe veicolare sono l’impegno, il sacrificio, la passione.
Anche io stesso, quest’anno, dopo la perdita di papà, nello sconforto sapevo che al Turano avrei trovato un gruppo capace di ascoltarmi, di rendermi di nuovo felice. Capisci, allora, che il calcio è qualcosa di più che un semplice gioco.”
Quali sono i momenti che preferisci tra quelli che scandiscono la tua vita da calciatore?
“Sicuramente, come ti dicevo, la realtà dello spogliatoio. Puoi parlare di tutto, di calcio e non solo. Ovviamente adoro segnare, è una sensazione unica che si può provare, a mio avviso, solo in questo sport.”
Un proposito per il girone di ritorno?
“A livello personale vorrei migliorarmi sempre di più e come gruppo spero che saremo capaci di recuperare dopo il periodo no novembrino, seguendo la spinta delle ultime due domeniche.”
Quali sono le tue miglior qualità e invece, se ci sono, degli aspetti dove vorresti migliorare?
Vorrei migliorare l’atteggiamento che ho in campo. Ultimamente ho fatto già un bel passo avanti nel non buttarmi giù quando qualcosa non va. Sono meno nervoso e ragiono di più. I pregi? Cerco sempre di mettere il 100% in qualsiasi cosa faccia. Poi me la cavo tecnicamente e con il controllo palla.”
Qual è il giocatore che più ti ha colpito durante questi anni di attività sportiva?
“Medi, del Casale. Credo sia il giocatore più forte che ho visto giocare in un campo di calcio nelle nostre categorie.”
Obiettivi per il futuro?
“Spero di togliermi qualche soddisfazione e di trovare sempre persone nel mondo del calcio come quelle che ho trovato fino ad adesso.”
Una speranza profonda, vera, viva. Parole che testimoniano l’amore di Mattia che diventa un vero e proprio stile di vita, un obiettivo, una ricerca senza fine. Così come nel nostro continuo raccontare storie, tra il tempo e la vita, nella stagione che si fa strada nel cuore. Necessario è conoscere persone che, nonostante il dolore, hanno uno scopo, ritrovano loro stesse nell’identità dell’esserci, nel continuo cambiare. Così come Mattia, l’amore per la sua maglia e per quel pallone che è sempre un mistero, tutto da scoprire.
31 dic 2022
Ermanno Merlo