
Romain Bohoussou
10/08/2021Romain Bohoussou, la grinta di chi guarda ad un domani migliore.
Il caldo d’agosto, umido, toglie il respiro, la voce, l’energia, ogni cosa si fa sentire pesante.
Nonostante il sole non risparmi nessuno, la penna continua a scrivere parole, la passione per il giornalismo non si ferma e tanti palloni scivolano sull’erba dei campi di calcio, così anime si raccontano, mostrano i loro obiettivi, le loro vite e passioni.
Romain Bohoussou, originario della Costa D’avorio ha 28 anni e una grande forza, che esprime al 100% sul campo.
Coltiva la speranza di una vittoria dopo l’altra, di un futuro come giocatore professionista e di un domani più umano e solidale, partecipe.
Non capita tutti i giorni di incontrare una persona come Romain, così vera, empatica, riflessiva e talvolta anche timida.
L’essere timidi però non è affatto un tratto negativo della personalità, anzi vuol dire lasciarsi scoprire a fondo, solo con chi si desidera di più, vuol dire aspettare l’attimo e ragionare, non arrendersi di fronte alle difficoltà.
Seduti su una panchina, abbracciati dagli alberi che regalano un po’ di fresco, inizia il nostro dialogo condiviso, il mio personale viaggio nella mente, nel cuore di un calciatore che con i suoi piedi dipinge nuove sinfonie di gioco e di vita
Ciao Romain, è un grande piacere conoscerti, so che sei un ottimo calciatore, ti va di raccontarmi qual è il tuo percorso sportivo?
“Io sono arrivato in Italia nel 2017, da quando sono qui ho giocato solo nel K2 Caselle, in Costa D’avorio ero invece un giocatore professionista.
Quando mi sono trasferito in Italia per completare gli studi ho iniziato a cercare delle squadre, volevo andare in categorie importanti per continuare il lavoro che avevo iniziato nella mia terra. Poi ho capito che qui per crescere dal punto di vista calcistico bisogna avere delle risorse economiche, dei manager e io non li avevo e ancora oggi non li ho, quindi mi accontento di quello che posso fare.
È stato un mio caro amico, Erik, che mi ha introdotto nel mondo del K2 Caselle, ha parlato bene di me alla società e agli allenatori tutti, così mi hanno preso a giocare con loro. ”
Ti piace di più giocare a calcio qui o in Costa D’avorio?
“Mi piace giocare a calcio ovunque, anche su Marte! Il calcio in Costa D’avorio è organizzato come qua in Italia, ci sono varie categorie, io giocavo in quella A/B che è quella che precede la serie A”.
Com’è mister Manzoni?
“Il mio mister Gianni è molto bravo, fa un bellissimo lavoro. Credo che nessuno sia capace come lui. Secondo me grazie alla sua tecnica e alla sua esperienza arriveremo in I Categoria, ora siamo in II ma ce la possiamo fare.
Ormai ho 28 anni, probabilmente tra qualche anno non giocherò più nel K2 Caselle ma so che la mia squadra riuscirà a trionfare e a salire sempre più di livello, anche se non ci sarò io.
Una cosa che mi emoziona del mister è il suo incitarci anche se stiamo perdendo, anche se le cose non stanno andando per il meglio la sua voce risuona sempre, come aiuto. Il suo insegnamento è giocare sempre con la cattiveria, così come piace a me.
Il gioco del calcio deve essere passione, energia, bisogna sempre dare il massimo. Lo apprezzo veramente tanto”.
Romain, quanto il calcio ti ha aiutato nell’integrazione?
“Prima di giocare nel K2 Caselle (ormai è dal 2019) ero comunque già integrato molto bene. I miei compagni mi sono sempre tutti molto vicini, mi chiedono come sto, se ho bisogno di qualcosa, se qualcuno si è comportato male con me. È un onore conoscere persone così “.
Qual è il giocatore che stimi di più a livello calcistico e quello che hai incontrato e che hai più temuto?
“Non temo molti in particolare, cerco sempre di giocare e dare il meglio di me, consapevole che posso farcela, non mi lascio spaventare dagli avversari. Invece posso dirti di alcuni giocatori che stimo moltissimo. Per primo quello che era una volta il capitano del K2 Caselle, Adriano, poi Davide sempre della mia squadra è un abile difensore, quando c’è lui non arriva in porta alcun pallone. ”
Che cosa ti dona giocare a calcio?
“Gioia. Gioco sempre con anima, corpo e cuore. Sono orgoglioso di essere sul campo, di calciare il pallone, di fare goal. Penso di essere più felice dei tifosi in tribuna quando la mia squadra vince e quando posso indossare la maglia. Penso che questa mia passione derivi dal fatto che sono nato in Africa. Da noi è considerato moltissimo, per questo quando vedo un africano che non sa giocare a calcio, credo che sia malato, ovviamente scherzo, però è per farti capire quanto il gioco del pallone sia considerato in Costa D’avorio così come in tutto l’Intero continente.
Infatti noi africani abbiamo anche il fisico adatto, ovviamente non tutti, non voglio generalizzare, però nella maggior parte dei casi è così.
Probabilmente questo dipende dal fatto che siamo nati sotto il sole, abituati ad essere forti, a mangiare cibo sano e coltivato senza prodotti chimici. Nella mia testa il calcio è il primo dei miei pensieri, quando dormo, quando mangio, quando lavoro.”
Com’è la tua terra?
“Bellissima, la Costa D’avorio è colma di prodotti, di beni culturali, anche di scenari meravigliosi (abbiamo delle spiagge da fare invidia alle Hawaii) purtroppo ora l’Europa, soprattutto la Francia sta sfruttando l’Africa, ne sta rubando le risorse, la lascia impoverita.
La politica infatti fa sì che i giovani se ne vadano, non importa se hai studiato o no, l’importante è che tu sia ricco, allora sì che puoi diventare qualcuno, altrimenti sei costretto a scappare.
Io ho completato il corso Magistrale, ma se non fosse stato per gli studi, in Italia non sarei mai venuto, nel mio paese avevo tutto per fare una vita meravigliosa.
In tutto il mio vissuto ho sempre lavorato, studiato, senza fare il furbo e sono qui. Molto invece non hanno mai fatto niente, ma hanno sempre avuto tanti soldi.
Posso dirti concludendo che però secondo me la Costa D’avorio è comunque nel bene tutta da scoprire.”
Quindi sei venuto in Italia per gli studi principalmente?
“Sono arrivato qui nel settembre del 2017, e l’università l’ho fatta a Bergamo, Economia aziendale, purtroppo però non mi piaceva moltissimo, non capivo bene la lingua ed era come disciplina complicata da comprendere. Alla fine ho dovuto abbandonare, senza poter conseguire la laurea, era arrivato per me il momento di trovarmi un lavoro.
Ho potuto così sopravvivere, comprarmi una macchina e mantenere anche i miei famigliari, qua ho una sorella, due fratelli, una cugina e due nipoti. In Costa D’avorio sono rimasti solo i miei genitori.
Spero presto di intraprendere però un’altra facoltà.”
Se dovessimo fare insieme un viaggio in Costa D’avorio cosa mi faresti visitare?
“Ti porterei nella capitale Abidjan è una città moderna, metropolitana. C’è tutto quello che si può desiderare. Poi un altro posto che ti farei vedere è il mio villaggio natale: Yamoussoukro.
Lì vicino c’è la basilica più grande del mondo, addirittura a parer mio più bella di quella di San Pietro a Roma.”
Cosa ti aspetti dalla prossima stagione?
“Vorrei che vincessimo più partite e che passassimo in I Categoria. Vorrei che tutti lottassimo come faccio io per vincere, che sudassimo con energia.
Posso dirti una cosa? ”
Certo Romain dimmi pure!
“Sono veramente contento di essere stato intervistato da voi di Gazzetta Lodigiana, vi seguo sempre da quando sono entrato nel mondo del calcio lodigiano ”
Grazie mille Romain sei gentilissimo, è bellissimo sentirtelo dire.
Mi hai detto precedentemente che sei molto integrato, ma c’è qualche comportamento di noi Italiani che ti dà fastidio?
“Io credo nella bellezza dell’umanità, siamo tutti esseri umani e nessuno di noi è perfetto.
Non posso giudicare, perché ho avuto la fortuna di incontrare sempre persone che si sono comportate bene con me, non mi hanno mai discriminato, sono state comprensive e mi hanno aiutato.
Purtroppo quello che mi dà fastidio, è che spesso la gente quando vede dei ragazzi rifugiati che si drogano, che rubano o che chiedono le monete, pensano che tutti si comportino così, generalizzano.
La bibbia dice “non giudicare gli altri”.
Infatti se non conosci, il giudizio non regge. ”
Quali sono i tuoi obiettivi per il futuro?
“Ho sempre imparato ad accontentarmi di quello che ho, piano piano costruisco il mio futuro.
L’anno scorso mi sono anche sposato in Africa. Ora mia moglie vive in Costa D’avorio, mi piacerebbe molto però che venisse a vivere in Italia con me e con lei fare dei figli.
Il mio sogno è investire nel mio paese, vivendo in Italia.
Qua la vita è già ricca, mi piacerebbe guadagnare per far sì che anche i miei parenti, la mia gente fosse felice e potesse avere tutto ciò che desidera.
Questi sono i miei obiettivi, è difficile lo so, ma non impossibile, ce la metterò tutta.”
Hai qualcosa da aggiungere, qualche consiglio che vorresti dare ai nostri lettori, qualcosa che hai appreso durante la tua vita?
“Mi rivolgo ai giovani di tutto il mondo. Dobbiamo essere forti per affrontare il percorso di tutti i giorni. Anche se a volte si sbaglia, non bisogna mai arrendersi, solo così si va avanti, si continua a camminare. La vita non è una corsa con gli altri, ma è un dialogo con se stessi, bisogna dare senso alle cose che si fanno. Solo così costruiremo un mondo più giusto, insieme.”
Le parole di Romain colpiscono, sono come un tiro al pallone, preciso, senza sbavature, potente che arriva dritto a gonfiare la rete.
Così mentre lo guardo allontanarsi, ripenso al nostro parlare, alla sua vita, alla sua saggezza. So che nel percorso dei giorni certe cose cambiano, tutto si trasforma, certe emozioni si perdono, rimangono solo un lontano ricordo.
Credo però che non dimenticherò i consigli di Romain, il suo sguardo, il suo credo, il suo continuo cammino in direzione “ostinata e contraria”.
Ermanno Merlo
09/08/2021