Un alibi per lo sport

Un alibi per lo sport

02/10/2021 Off Di Aldo Onofri

“Un alibi per lo sport”

Oggi voglio affrontare l’argomento che da qualche anno occupa i miei pensieri, per effetto della pandemia e dei risultati eccezionali ottenuti dai nostri “valorosi atleti”, nell’ambito degli ultimi eventi.

Per carità, non che siano stati pensieri assoluti (da non farmi dormire la notte) ma sicuramente hanno accompagnato la mia mente durante il percorso in cui ho avuto la possibilità di verificare, direttamente, molte delle lacune e delle problematiche che coinvolgono le Associazioni o Società Sportive Dilettantistiche (ASD-SSD).

Tra queste la sopravvivenza delle stesse, nella gestione economica ed organizzativa e di conseguenza nelle scelte obbligate delle Risorse Umane. In sintesi, nelle ASD e SSD viene gestita l’attività principale della pratica sportiva di base che, ovviamente, inizia dall’attività motoria in genere.

Peraltro il Decreto Legge del 22 Aprile2021 n. 52 e quello del 23 Luglio2021 n.105 riguardo le “linee guida per l’attività sportiva di base e l’attività motoria in genere” (vedi allegato) responsabilizza ancor più le organizzazioni sportive.

Quindi, continuando nell’argomento che sto affrontando, voglio fare alcune considerazioni che dovrebbero aiutare a capire meglio il mondo dello Sport in generale ed in particolare quello dilettantistico, che fatica non poco a mandare avanti la propria attività.

Resiste solo per la passione che i vari Responsabili mettono a disposizione dei giovanissimi e degli adolescenti, aiutati dalle loro famiglie che contribuiscono con quote economiche, quasi mai sufficienti a investire nelle qualità necessarie per la costruzione, la preparazione e lo sviluppo dei ragazzi, e degli eventuali talenti che non nascono “sotto i cavoli”.

Di questi, molti sono coloro che intraprendono un’attività che più gradiscono e che di frequente, almeno fino ad una certa età, cambiano scegliendo società e/o discipline diverse. Un po’ per gradimento e un po’ per esigenze familiari.

Pertanto un primo punto lo abbiamo evidenziato, cioè la fatica e le responsabilità dei vari Dirigenti che gestiscono queste attività.

Avete notato che ho scritto Dirigenti con l’iniziale maiuscola, perché voglio trasmettervi un banale concetto di base, ovvero la necessità di avere qualità e quantità sufficienti allo svolgimento quotidiano dell’attività.

Qualità e quantità non sono sinonimi, la differenza è sostanziale, anche se qualcuno basa tutto sulla quantità (volontà e passione).

Cosa fanno le istituzioni, di ogni ordine e grado, per contribuire almeno economicamente alla crescita di queste attività determinanti nella loro funzione? Poco o nulla, se escludiamo qualche privilegio relativo alla “detassazione” parziale di alcune tasse o imposte, relativamente alle spese generali, ovvero all’utilizzo di collaborazioni volontari con qualche professionalità (se va bene) e, sporadicamente, a qualche piccolo contributo delle istituzioni locali, comunque importanti ed essenziali per coloro che fanno fatica, molta fatica, nella gestione della suddetta attività. Se poi vogliono impostarla con un minimo di qualità, diventa sempre più difficile, anche per la lievitazione di tutti i costi relativi all’ingaggio di risorse umane, principalmente.

Perché mi riferisco spesso alla qualità? Semplice, perché considero tutto ciò che si fa nello Sport, per le categorie giovanili, di gran pregio se si riesce ad impostare un percorso finalizzato alla “costruzione di persone” prima che di atleti sportivi.

Poi, proseguendo nel percorso di consolidamento, per le ASD e SSD e i loro atleti è necessario fare delle scelte ulteriori, cioè capire se l’attività motoria è stata utile, per intraprendere una disciplina sportiva di livello agonistico oppure per proseguire l’attività finalizzata al puro divertimento. Non che approcciarsi ad una disciplina sportiva agonistica non ci si diverta ma, sicuramente, non è un divertimento fine a se stesso.

Come dire “il talento è un dono, ma il successo è un mestiere”. Pertanto, decidere se continuare con lo sport vero e proprio, può essere un obiettivo determinante per la propria crescita, riuscendo, magari, ad ottenere risultati concreti.

Però, solo per alcuni, se si ha la fortuna di essere notati dai talent-scout o segnalati dai propri Dirigenti alle Società delle FFAA (Corpi Militari e Civili) è lecito aspettarsi qualcosa di più, perché sono gli unici in grado di poter supplire alle insufficienti risorse delle varie ASD o SSD.

Colgo l’occasione per apprezzare ed applaudire queste “organizzazioni” per la qualità della loro attività. Qualcuno penserà che per loro sia più facile e non lo metto in dubbio, ma anche loro hanno la responsabilità della selezione e non è sempre facile scegliere la qualità.

Per concludere, almeno per il momento, dato che l’argomento ha bisogno di molti approfondimenti, voglio dare un senso al titolo “un alibi per lo sport”.

Abbiamo tutti enfatizzato i vari risultati ottenuti dagli atleti ai Giochi Olimpici e Paralimpici (109 medaglie totali), dalle ragazze e ragazzi del Volley, dai ciclisti in varie competizioni, oltre ad altri risultati che ci hanno resi orgogliosi di appartenere al Mondo Sportivo Italiano e mi sono fatto una domanda:

“non è che tutti questi elogi fanno dimenticare alle istituzioni quanto e come si vive in questo mondo, con le incertezze e le problematiche fin qui evidenziate”?

Già investono molto poco o quasi nulla, perciò dobbiamo augurarci che tutto ciò non diventi “un alibi” per considerare lo Sport un settore ricco, perché la ricchezza non vive nelle ASD o SSD ma vive certamente in altri settori e categorie e nelle istituzioni.

A presto

01/01/2021