
Una sconfitta ricca di medaglie
22/06/2021Sconfitti ma con un medagliere di gioie.
Non sempre si può vincere.
Nella vita così come nel gioco del calcio. Così che, imparare ad affrontare le sconfitte, è anche l’abilità di un buon calciatore.
Non è stato facile oggi per i ragazzi di Lodi, veder svanire il torneo a un passo dalla finale, qualche lacrima interiore li ha attraversati.
Non è però lo scopo del calcio quello di demoralizzare i giocatori. La cosa più importante è sempre tenere a mente che il calcio è passione, divertimento, stupore, dialogo, incontro, integrazione e molto altro.
E tutto questo, purtroppo, comprende anche perdere.
I mister, Servidati e Peccati, l’educatore Panicola, che hanno accompagnato i ragazzi in questo viaggio, insegnamento dopo insegnamento, riflessione dopo riflessione, partita dopo partita, non avevano mai dato false speranze agli apprendisti calciatori, anzi avevano sempre cercato di fargli capire il gioco così com’era, con tutto quello che comportava.
E’ stato difficile sfidarsi sotto il sole, in trasferta in quel di Milano e anche con qualche giocatore infortunato, ma i protagonisti ce l’hanno sempre messa tutta, con responsabilità, impegno e costanza.
La prima partita contro la Sardegna li ha purtroppo a tratti demoralizzati, a causa di qualche goal subito hanno infatti perso baldanza e sicurezza; ma non si sono lasciati andare, nella seconda e terza partita infatti, rispettivamente vinta e pareggiata, hanno ripreso il ritmo.
L’ultimo scontro giocato contro il Piiemonte, era quello determinante per il passaggio alla fase finale.
Il Piemonte ha trionfato, ma non in modo facile. Gli avversari, infatti, sono stati spesso presi d’assalto, dalla grinta di alcuni nostri giocatori.
Su tutti, Jacob, il nostro portierone funambolo, utilizzato alla bisogna come centrale di difesa, che con grande classe è riuscito ad arrivare su ogni pallone e a fermare ogni tiro avversario, con la magia che lo contraddistingue. E’ stato insignito del premio come miglior partecipante al torneo per quanto riguarda la correttezza e il modo di comportarsi con gli altri sul campo. Un onore e ottimo risultato.
Anche Abdel ha dimostrato grandi capacità tecniche e di gioco. E così molti altri.
La squadra non si è mai arresa e non ha mai perso la speranza e forse questa è anche la cosa più importante.
Il sole oggi fa fatica a sorgere e le rondini volano alte in un cielo di fine primavera.
L’appuntamento è in Via Villani, si preparano le macchine e il viaggio comincia.
Mentre l’auto guidata da mister Gabriele Peccati sfreccia in direzione Milano, scambiamo qualche parola sul progetto, sul calcio e sul ruolo sociale della politica.
<<Oggi sarà dura>> dice Peccati <<ma non ci arrenderemo>>.
Poi il discorso sfocia in un tema molto profondo: prendersi cura del prossimo.
<<Purtroppo è difficile l’integrazione, oggi a volte è usata dalla politica come pretesto per riempirsi la bocca di buone parole, ma bisogna dare una speranza ai ragazzi e impegnarsi attivamente per farlo, così come stiamo facendo noi.
È il principio della porta aperta o chiusa.
Se chiudi la porta negando l’opportunità, non ottieni niente.
Queste persone sono fragili, segnate nel profondo da un’esperienza drammatica che hanno subito.>>
Continua, mister Peccati: <<Un anno stavo accompagnando i ragazzini del progetto, un po’ come adesso, in macchina a una partita. Ci siamo fermati al casello autostradale e uno di loro mi ha domandato se fosse una frontiera.
Io gli ho spiegato dove ci trovavamo e cosa stesse succedendo, non posso negare però che questa sua frase mi ha lasciato a bocca aperta. Mi ha fatto capire che l’esperienza del viaggio per arrivare in Italia resta impressa in loro per gran parte della vita. Se essi durante il cammino dovevano fermarsi alle frontiere è difficile comprendere che non sia così anche qua per un semplice tratto di autostrada. Noi non riusciamo a capire bene cosa si portino dentro finché non tessiamo un rapporto diretto o instauriamo una relazione.>>
Arriviamo al campo. Mister Massimo Servidati, in forma più che mai, motiva come sempre i suoi giocatori con grande carisma e professionalità.
Con una nota di ironia che lo contraddistingue.
Un poeta della vita, uno che con i suoi ragazzi ci sa fare e che li tratta sempre con garbo, ma che sa anche ammonirli quando sbagliano.
<<Quando hai 16, 17, 18 anni devi anche capire che quando compi un errore ci sono delle conseguenze da affrontare e da pagare>>.
Ha profondamente ragione, ancora una volta, il mister, che dopo il solito urlo di incoraggiamento, raduna i ragazzi in cerchio per alcuni consigli.
A seguire le partite (quattro da un quarto d’ora ciascuna) anche l’operatrice di Famiglia Nuova, Sara, che stimola i giovani con energia, che sa come ascoltarli ed entrare con loro in sintonia.
Dopo le partite e l’amara sconfitta che ha lasciato un vuoto nel cuore dei nostri compagni di avventura gli organizzatori hanno allestito un pranzo per rafforzare l’amicizia tra tanti ragazzi provenienti da tutto il mondo e che oggi vivono in diverse regioni d’Italia.
Così come insegna il progetto e così come dovrebbe insegnare il gioco del calcio.
In campo purtroppo ci sono stati dei litigi anche molto forti, talvolta, ma questo terzo tempo ha riportato l’allegria nel cuore dei partecipanti al torneo, li ha motivati e riempiti di un sentimento nuovo.
Fuori dal campo, seduti attorno a un pasto caldo, niente competitività, grida o urla, solo strette di mano e sorrisi.
E questa è stata la fine di una giornata dura, che ha però trasferito oltre che l’amarezza per aver perduto, anche una speranza, che presto si farà sentire.
È per me difficile scrivere questa ultima pagina di un diario di viaggio che mi ha accompagnato in questi due mesi.
Salutare un progetto, delle persone, che hanno lasciato un pezzo di sé dentro di me e, spero, anche io in loro.
Un legame creato, un giorno che nasce, un continuo cammino.
Il progetto Rete! È stato per tutti un modo per abbattere le barriere dell’indifferenza, per dire invece <<ci sono anche io>>.
E dopo tutte queste parole non trovo neanche più il modo per dire grazie, per chiudere questa esperienza con qualche frase finale.
Allora concludo così, dicendo che questa non è la fine.
Il progetto Rete! continua, il prossimo anno i nostri amici ci riproveranno con lo stesso spirito che non li abbandona, con lo stesso vento che sospinge verso nuovi orizzonti.
Ermanno Merlo
21 06 2021