giorgia gandelli

giorgia gandelli

09/05/2020 Off Di Ottavia Rancati

Volley SAnt’Alberto

Giorgia Gandelli, nata a Lodi Vecchio (LO) nel 1998, ha iniziato a giocare a pallavolo con l’ASD Polisportiva Fulgor Lodi Vecchio nel 2010; dopo due anni, è stata chiamata da coach Massimo Castrignano, ai tempi allenatore del GSO Sant’Alberto Lodi. Trascorso il tempo fisiologico di adattamento alle nuove compagne e il susseguirsi di importanti allenatori, Giorgia è diventata fissa nel sestetto base della squadra giallo-rossa. Oggi coach Mattia Treglia l’ha indicata come punto fermo per la prossima stagione, valorizzandola in primis per le sue doti fisiche da centrale.

Vorrei iniziare ricostruendo la tua storia con il volley: quali sono stati i traguardi principali, a quali allenatori sei più legata e chi sono le compagne del cuore?

“Gioco nel Sant’Alberto da otto anni e nel 2015 arrivò il primo importante successo: disputammo un esagerato campionato U18 capeggiate da Fabrizio Zaino, con cui migliorammo tecnicamente. L’ascesa continuò partecipando alle Nazionali e in quell’avventura ci accompagnò Serafino Finetti, il coach a cui sono più legata e penso che per tutta la squadra sia stato come un secondo padre. L’anno scorso insieme all’allenatore Fabio Brambillaschi abbiamo raggiunto un altro significativo traguardo: abbiamo vinto il campionato di seconda divisione e siamo salite di categoria.”

Un successo che vi emoziona ancora…

“Sì, perché è stata una delle stagioni più belle sotto molti punti di vista, ma soprattutto per la squadra: quel trionfo ci ha unito come gruppo, la complicità era alle stelle. Quest’anno siamo ripartite con coach Mattia Treglia, insieme all’aiuto allenatore, finché il campionato si è interrotto. Con le mie compagne c’è un bel rapporto, ormai siamo tutte amiche. Nel tempo ci sono stati cambi e nuovi arrivi, ora siamo rimaste in quattro della squadra storica ma anche con le altre ragazze mi trovo benissimo.”

Da chi è costituito il nucleo storico del Sant’ Alberto? “Lucrezia Dell’Orto (banda), Sonia Monico (opposto), Sara Maddonini (banda) e Martina Guercilena (palleggiatrice).”

Come stava procedendo il campionato? Qual era l’obiettivo della stagione 2019/2020?

“L’obiettivo era salvarci e restare a metà classifica. Il campionato non è iniziato benissimo perché ci sono stati dei problemi all’interno della squadra. Non c’era più il gruppo dell’anno scorso, nonostante fossimo le stesse; è come se fosse cambiato qualcosa. Non è dovuto a Mattia, il nostro nuovo coach, anzi lui è molto preparato; ci sono stati disaccordi tra noi compagne. Purtroppo, ci sono stati più bassi che alti.”

Per quale ragione?

“Secondo me, non siamo ripartite con la stessa voglia di vincere e giocare con cui ci eravamo lasciate lo scorso anno.”

Mi hanno detto del tuo braccio molto veloce, un requisito fondamentale per il ruolo da centrale!

“Mi fa piacere che abbiano molta fiducia nei miei confronti, spero di non deludere nessuno.”

Cosa studi?

“Lingue per l’impresa a Pavia.”

Com’è cambiata la tua routine con questa sosta forzata?

“È stato difficile adattarmi alla nuova situazione perché ero abituata a non stare in casa, sia per l’università che per gli allenamenti. Mi sono dovuta ri-organizzare: ora seguo le lezioni online durante il giorno e cerco di allenarmi un’ora quotidianamente.”

Sei rimasta in contatto con la tua squadra?

“Sì, ci sentiamo. Inizialmente il coach ci aveva dato un programma da seguire tutti i giorni; credevamo ci saremmo rivisti il prima possibile! Ad oggi, invece, non sappiamo nemmeno se potremo riprendere a settembre, quindi ognuna cerca di tenersi in forma facendo degli esercizi.”

La settimana scorsa è stato pubblicato un documento interno del CONI curato dal Politecnico di Torino in cui analizza la pericolosità degli sport, in questa situazione pandemica (un documento di 404 pagine); al primo posto c’è il volley, seguita dal rugby, basket, judo, ciclismo, calcio ecc. La polemica è aperta e i rischi potrebbero essere i luoghi chiusi e gli assembramenti sugli spalti… Tu cosa ne pensi?

“Non ritengo sia tra i più contagiosi, penso sia equiparabile ad altri sport di squadra che si giocano al chiuso, come il basket. Detto questo, la salute va prima di tutto e, finché non avremo il via libera per giocare, sono dell’idea non si debba forzare una ripartenza. Mi dispiace perché mi manca giocare e allenarmi ma, piuttosto che rischiare in prima persona o mettere in pericolo le mie compagne o le avversarie, preferisco aspettare il via libera.”

Proviamo a fare un esercizio mentale: ti chiedo di immaginarti come potrebbe svolgersi un allenamento a settembre.

“Probabilmente, ci farebbero fare esercizi divisi per ruolo e dovremmo mantenere le distanze, anche all’interno del ruolo stesso; forse, non potremmo fare più le ‘partitelle’ sei contro sei o esercizi di squadra. Immagino sarà un lavoro soprattutto individuale.”

Non pensi si potrebbe ipotizzare una partenza di campionato da settembre apportando delle modifiche?

“Lo spero, però dipende dalle modifiche apportate. Non saprei come cambiare: siamo sei in squadra e col pallone veniamo a contatto tutte. Dipende da cosa si decide; apportare delle variazioni sì, ma fino a un certo punto, se no non c’è più il divertimento.”

Abbiamo visto come la FIPAV di Cremona-Lodi si stia muovendo per supportare economicamente il volley del territorio; come atleta del Sant’Alberto, cosa ti aspetti dalla tua società?

“Non ho mai avuto problemi e non potrei chiedere di meglio. La società ci è sempre venuta incontro per qualsiasi bisogno, necessità e preoccupazione, anche nelle relaioni tra compagne di squadre o tra ragazze-allenatori. Si è dimostrata in ogni occasione comprensiva nei nostri confronti, soprattutto la presidentessa Roberta Pesenti, che è molto materna verso di noi.”

Cos’è la pallavolo per te?

“È una parte molto importante della mia vita: un passatempo, una valvola di sfogo e una passione. In nessuna occasione mi è saltato in mente di smettere, è un’attività fondamentale nella mia routine. Inoltre, mi ha permesso di stringere nuove amicizie ed è un’occasione per incontrare le persone a cui tieni passando del tempo insieme.”

Ti ci rivedi nel punto fermo della squadra?

“Da un lato sì, perché sono al Sant’Alberto da otto anni e conosco i punti forti e deboli della mia squadra. Dall’altro, la cosa mi mette un po’ di ansia perché, a volte, le aspettative sono maggiori della realtà. Mi impegno a trasmettere stabilità alle mie compagne in campo.”

Ti rimbalzo la domanda: chi è per te un punto fermo nella squadra?

“Non c’è un’unica persona per questa definizione. Sicuramente, le mie compagne di squadra storiche e altre due ragazze che giocano con noi da tre anni: Giulia Polloni (libero) e Camilla Sciortino (palleggiatore). Sono il mio punto fermo perché conosco i loro pregi e difetti e su questa base ci aiutiamo.”

2 maggio 2020, Lodi

Ottavia Rancati